Avv penalista, studio legale, spaccio di stupefacenti - Roma Milano Napoli Torino Palermo Genova Bologna Firenze Bari Catania Venezia Verona Messina Padova Trieste Taranto Brescia Parma Prato Modena Reggio di Calabria Reggio nell Emilia Perugia Ravenna Livorno Cagliari Foggia Rimini Salerno Ferrara Sassari Latina Giugliano in Campania Monza Siracusa Bergamo Pescara Forlì
Il reato ha carattere permanente in relazione alle pratiche che - come detenzione, coltivazione, trasporto, ecc. - presuppongono una disponibilità prolungata della sostanza stupefacente, e quindi una perpetuazione del reato al bene protetto che dipende direttamente dalla volontà del trasgressore; in tali casi, il consumo del reato continua fino a quando il rapporto di disponibilità non viene interrotto.
I vari casi elencati dalla norma incriminante sono un alternativa a loro, disegnando una sorta di progressione che parte dalle attività necessarie a produrre la cosa sorprendente e si conclude con la condotta residua e totale della detenzione: questo significa che il reato è certamente configurabile, L imputato ha anche messo in atto solo uno degli oleodotti ivi previsti.
Quali sono I reati di spaccio di stupefacenti?
Il dPR 309/1990, art. 73, costituisce una regola con diverse alternative, con la conseguenza, da un lato, della configurabilità del reato, in cui la persona ha posto in essere anche uno dei comportamenti in esso contenuti e, in secondo luogo, l esclusione del crimini quando un singolo fatto integra contemporaneamente più azioni alternative tipiche, nel qual caso una condotta illecita minore perde la propria individualità e viene assorbita nell ipotesi più seria.
Per le cinque politiche delineate nella norma incriminante - importazione, esportazione, acquisto, accoglienza e detenzione - l attuale quadro normativo (perfettamente allineato a quello introdotto dalla legge 49/2006) identifica la discriminazione tra reato e malversazioni amministrative in destinazione provata dello stupefacente.
In relazione alle cinque pratiche sopra descritte, l uso del farmaco per uso non personale costituisce un elemento costitutivo del reato: ciò significa che - in relazione a quelle condotte - è l accusa che deve dimostrare che il farmaco era destinato anche solo in parte lo spazio; quindi, anche in presenza di una difesa "inerte" (cioè, non fornisce al tribunale alcun elemento valido per licenziare il convenuto), il giudice deve scaricare l imputato ogni volta che il processo non riesce a provare oltre di ogni ragionevole dubbio che anche solo una parte della sostanza importata, esportata, acquistata, ricevuta o altrimenti detenuta dall imputato era per disposizione illecita a terzi.
La persona che detiene un quanto di sostanza, il cui principio attivo ha esorcizzato i limiti stabiliti dalla legge, non vanificherebbe, in realtà, la sua aspirazione a provare l uso per uso personale del compendio, attraverso l accettazione apodittica e presuntiva, dal giudice, di un dato valore predeterminato e valutato in modo puramente astratto e disincantato dalla realtà del caso concreto.
Il reato di cui all art. 73 d.P.R. n. 309/1990 è punibile con il generico colpevole, integrato dalla coscienza e la volontà di attuare la condotta descritta nel caso incriminante; il sussidio deve investire tutti gli elementi del caso, e quindi nemmeno gli elementi sintomatici appena illustrati, poiché non sono elementi costitutivi del reato e quindi rimangono al di fuori della struttura dell elemento soggettivo.
La quantità dei stupefacenti e irrelevante o no nel reato?
Lo scopo perseguito dall agente è irrilevante: ad esempio, nei casi di vendita o vendita, il reato esiste indipendentemente dal fatto che l azione sia stata realizzata a scopo di lucro o per amicizia o per qualsiasi altro scopo, essendo punibile anche colui che lo libera gratuitamente per piccole quantità simboliche quantitative di narcotici destinati all uso personale del cessionario.
L analisi della giurisprudenza degli ultimi anni conferma che l elemento quantitativo, come più direttamente correlato all oggettività del reato, è il più significativo nell individuare l entità del pregiudizio all interesse tutelato: ciò implica che il fatto non può essere considerato mite se la sostanza alla quale si basa la denuncia non ha un valore di peso ridotto per i dati quantitativi di per sé, ma soprattutto alla luce dell analisi del principio attivo.
In presenza di quantità minori (e in assenza di altri elementi), il semplice fatto del fatto può essere riconosciuto evidenziando - oltre alla piccolezza del principio attivo - la natura del narcotico, i tratti non allarmanti dell azione, la natura episodica del condotta, e anche lo stato di tossicodipendenza.
Secondo la giurisprudenza dominante, l art. 73 T.U. sulle droghe è di solito più di un caso, quindi il reato formale dei reati deve essere escluso quando un singolo fatto integra contemporaneamente diverse forme alternative di azione previste dalla legge, che sono state messe in atto senza apprezzabile continuità dallo stesso soggetto e hanno come sostanza materiale la stessa stupefacente sostanza (Sec VI, Decreto n. 9477 dell 11 dicembre 2009).
La difesa penale in caso detenzione di spaccio di stupefacenti?
I profili sin qui considerati sono appropriatamente aplicabili, in SC 2243, in cui il Collegio, con l appello presentato dalla difesa, è investito nella valutazione della correttezza dell arresto nei confronti della holding e dell esame del la successiva valutazione di convalida effettuata dal GIP.
Le osservazioni di cui sopra confermano quindi la natura distinta della contraddizione limitata che sorge nella sentenza di convalida (che è quindi circoscritta in materia formale) rispetto a qualsiasi altra fase procedurale o procedurale, che implica invece per definizione la possibilità di le parti devono affrontare questioni sostanziali.
Pertanto, i pignoramenti di preclusione esistenti al momento della verifica della legittimità delle operazioni di contrasto spariscono interamente quando vi sono gravi indicazioni di colpevolezza o di requisiti prudenziali.
La conclusione contraddittoria (ma solo apparentemente) risulterà, quindi, che l arresto di un investigatore può essere formalmente corretto, ma che non viene raggiunto da gravi colpevoli sensi di colpa per quella condotta e per quel reato per il quale egli era (bene) privato per un brevissimo periodo di libertà, per riacquistare un tale stato personale.